Rientro dei cervelli, tasse ridotte solo per chi cambia azienda

Gli sconti con cui oggi il Fisco accoglie i lavoratori espatriati che rientrano in Italia continueranno ad applicarsi a chi trasferisce nel nostro Paese la residenza anagrafica entro il prossimo 31 dicembre. Solo chi lo fa dopo sarà interessato dal nuovo meccanismo, che riduce al 50% il taglio di imposte quinquennale e lo limita a chi può mostrare nel curriculum i «requisiti di elevata qualificazione o specializzazione» indicati dai decreti legislativi 206 del 2007 e 108 del 2012 (in pratica serve almeno una laurea triennale). Non solo: nella versione riveduta e corretta il dimezzamento delle tasse riguarderà solo chi si trasferisce in Italia perché cambia datore di lavoro, escludendo quindi chi viene richiamato dalla propria azienda.
Novità e conferme arrivano dalla versione finale del decreto legislativo che attua la delega fiscale in fatto di tassazione internazionale e che è oggi all’esame della Conferenza Unificata. Nel testo, che ora andrà alle commissioni parlamentari per i pareri prima dell’approvazione definitiva in consiglio dei ministri, trova poi una definizione puntuale il gettito atteso dalla Global Minimum Tax, la nuova aliquota al 15% che traduce in pratica uno dei due pilastri degli accordi internazionali costruiti all’Ocse per contrastare le strategie elusive delle multinazionali. Si tratta di 4,026 miliardi nei primi nove anni, spalmati a rate crescenti dai circa 380 milioni del 2025 al mezzo miliardo previsto dal 2033, che getteranno la prima base del «fondo per l’attuazione della delega fiscale». Delega che naturalmente dovrà trovare anche altre fonti di finanziamento se vorrà rispettare le ambizioni di riduzione drastica del carico tributario adombrate dal testo con il riferimento alla Flat Tax o rilanciate a voce da più di un esponente del Governo.
In ogni caso sui lavoratori che rientrano in Italia la versione del decreto destinata alle Camere conferma la
clausola di salvaguardia anticipata sul Sole 24 Ore del 21 ottobre scorso che evita di applicare le nuove regole a chi trasferisce la propria residenza entro la fine di quest’anno. A far scattare la clausola, e questo è il punto chiave, sarà lo spostamento della residenza anagrafica, ovviamente più facile da far traslocare rispetto a quella fiscale che richiede un periodo minimo di permanenza di 183 giorni.
Il chiarimento nasce anche per provare ad attenuare l’allarme alimentato dall’annuncio della riforma fra la
comunità dei lavoratori espatriati in via di rientro. Con l’obiettivo dichiarato di ridurre le pratiche elusive e di concentrare lo sforzo fiscale sull’attrazione di competenze qualificate, le nuove regole riducono la generosità dello sconto, che oggi taglia l’imponibile (e quindi l’imposta diretta da pagare) del 70% per i lavoratori in arrivo al CentroNord e del 90% per quelli diretti alle Regioni del Mezzogiorno (per gli autonomi è prevista anche l’esenzione Irap).
A cambiare è anche la platea, che dai generici “impatriati” torna a concentrarsi sul concetto di “cervelli” per indirizzare l’aiuto fiscale su competenze qualificate. Fra queste, come sottolineato a più riprese anche dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, non rientrano i calciatori, che quindi non godranno più dello sconto fiscale. Anche a loro però il testo del decreto limato nelle ultime settimane concede una mini-clausola di salvaguardia, che mantiene in vita le regole attuali «per i rapporti di lavoro sportivo che hanno stipulato il contratto» sempre entro il 31 dicembre prossimo.
Per il resto, il provvedimento conferma i contenuti della prima versione, a partire appunto dal cambio di
criteri per misurare la residenza fiscale, ora rivolti ai parametri più sostanziali delle «relazioni personali e
famigliari» per le persone fisiche e della «sede di direzione effettiva o della gestione ordinaria in via principale» per quelle giuridiche. E per attrarre le imprese nel nostro Paese mette in campo un nuovo
pacchetto di sconti fiscali che dimezzano per cinque anni le basi imponibili di imposte sui redditi e Irap.

da Il Sole 24 Ore

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